4 maggio 2013

Attorno al Monte Lavane

Mi ricordo un trekking che feci da bambino (avrò avuto 5 anni) con mio padre sopra le mie colline. Credo che fossimo nei pressi di Cà Malanca ed era l'inizio di primavera. Come ogni inverno che si rispetti, sui sentieri si trovavano rami secchi a terra, arbusti spezzati, alberi caduti. Uno di questi ci sbarrò di netto la via. Era un pino nero e la sua mole era enorme rispetto alla mia stazza. Certo io ero piccino e mio padre ancora in ottima forma per superarlo, ma mi chiese di tirargli fuori dallo zaino un seghetto che teneva sempre con se quando andava in giro. Lo estrassi e lo posi tra le mani di mio padre. Cominciò ad aprirsi un varco tra i rami, poi cominciò a segare il tronco in due pezzi. Mi chiese di riporre il segaccio nello zaino e così feci. Poi cominciò a spostare i rami e i due pezzi di tronco che tagliò. Io spostai qualche rametto e correvo a destra e a manca per farmi vedere che anch'io ero bravo e forte come lui. Alla fine il sentiero era sgombero e potemmo proseguire nel cammino mano nella mano.
Chiesi perchè lo avevamo fatto e per quale scopo: "Lo abbiamo fatto per mantenere pulito e ben percorribile il sentiero, così la prossima volta che verrai non ti dovrai arrampicare sopra qualche riva o strisciare sotto l'albero per proseguire il cammino... il sentiero era così prima e così lo deve essere tutte le volte che lo vorrai venire a fare."
Devo molto a mio padre per questi insegnamenti e per il rispetto che mi ha dato verso la montagna. E mi vien sempre da ricordare quel giorno come la mia prima manutenzione ad un sentiero. Una cosa che ad oggi faccio con estrema devozione verso il mio territorio che mi ha partorito e che mi ha dato modo di mangiare e di appassionarmi ad esso.


"Ciao Teddy!!! X sabato poi? - mi dice Marco al telefono - Cosa facciamo?"
"Prendiamo il treno e poi vediamo...."
"OK. Magari prova a sentire Live."
"Certo! Adesso lo chiamo subito e gli dico che prepari i biglietti x sabato. Ci sentiamo domani!"
Chiamo Live che mi da la conferma che anche per lui è buona l'idea di prendere il treno+bici, l'importante è dargli una destinazione di arrivo in modo da poter fare il biglietto. Così gli dico che magari Marradi potrebbe essere papabile, in quanto mi aletterebbe andare a vedere un sentiero che parte dal Monte Lavane e arriva a Farfareta (sopra Campigno) e che a breve dovrebbe essere ben ripulito e segnalato dal CAI di Faenza. Inoltre gli chiedo se mai ha fatto le Balze di Cornacchiaia e relativo sentiero, dicendomi chiaramente di non conoscerlo. Allora decidiamo per Marradi. Chiamo anche Marco e gli dico il quanto. Poi chiamo un ragazzo di Marradi per aver delucidazioni del sentiero che dal Lavane ci dovrebbe portare a Farfareta e dopo una lunga chiaccherata al telefono nonostante tutto non ho capito bene da dove passi il sentiero, anche se qualche info utile atta a non sbagliare me le da e ciò mi basta per mettermi in moto e per dare vita a questa giornata che si prospetta davvero interessante.
E' sabato mattina e io e Marco siamo a Brisighella alla stazione con le nostre bici che aspettiamo il treno che arrivi da Faenza. Alle 7.33 arriva (stranamente!) puntuale. Si aprono le porte e ci attende sul ciglio dell'entrata del vagone Live bello sorridente.
Dopo venti minuti arriviamo a Marradi. La giornata è bellissima, serena e con una temperatura attorno ai 18°. Facciamo acqua e prendiamo qualche vivanda dal forno in centro a Marradi

Rifornimento prima della partenza

Cominciamo così a prendere la strada che sale verso il passo dell'Eremo.

Si comincia!

Dopo circa 4,5 km giriamo a sx per una strada che ci porta in forte salita a Pian Sivo, un bell'agriturismo dove fanno addestramento cani. La strada ha un fondo molto buono e in certi tratti è addirittura cementata. 50 m prima della casa giriamo a sx e continuiamo salire lungo le rampe di questa bella strada.

La salita di Pian di Stivo

La salita è dura e certe pause sono d'obbligo, anche perchè nei pressi di alcuni vecchi pascoli, si possono ammirare tutti i monti circostanti.

In primo piano il crinale di Monte Scarabattole

Continuiamo a salire, ma ad un certo punto la strada si appiattisce sino alla bella casa di Capanne. Il posto è magnifico. Un prato immenso e una vista che spazia su tutta la vallata sottostante.

Capanne
Live sui prati di Capanne

Attraversiamo un'altro prato e stiamo sulla sua parte bassa. Infiliamo un sentiero mal manutentato e dopo aver passato un rudere, continuiamo a salire duramente sino alla sella sotto Monte Gamogna. Siamo in cima a questa faticosa salita. Ci fermiamo un attimo per prendere ossigeno. La strada è ancora lunghissima e siamo solo che all'inizio.

Le due "gobbe" del Monte Gamogna

Prendiamo così la strada forestale che in breve ci conduce davanti al bell'Eremo di Gamogna.

Eremo di Gamogna

Puntiamo da qui il sentiero dei Valloni di Gamogna (CAI521) che ci deve portare al Passo dell'Eremo. Questo è un bel single-track che in genere si fa (in mtb) dalla parte inversa, ma che comunque non è poi così male nemmeno da questa parte. Castagni, aceri, querce, frassini, ciliegi, carpini, maggiociondoli e migliaia di fiori adornano questa parte di sentiero. Qualche tratto a spinta, due colpi di pedale e siamo alle Canove di Gamogna proprio davanti al Passo dell'Eremo.

Canove di Gamogna

Da qui proseguiamo in asfalto sino al Passo della Peschiera. giriamo a dx e dopo aver attraversato la sbarra, prendiamo la strada forestale che porta al Monte Lavane: una bella forestale ben mantenuta (anche perchè passa una grossa condotta di metano) che alterna inizialmente tratti duri in salita a tratti in dolce discesa, ma poi da una pompa di rilancio del metanodotto la strada sale continuamente sino al Lavane.

La strada forestale del Lavane

Palì in salita

Il tratto è lungo e già qui siamo ben provati: abbiamo fatto ben 1200 m di dislivello positivo in nemmeno 20 km e non siamo nemmeno a metà giro! 
A circa trecento metri dai prati sottostanti al Lavane, giriamo a sx per una strada di esbosco e arriviamo nei pressi del sentiero CAI413 poco sotto alla vetta del Monte Lavane. Siamo pronti per il lungo sentiero che ci porterà prima alle Balze di Cornacchiaia, poi al Briganzone, ai Romiti, alla cascata dell'Acquacheta e poi sul lungofiume del fosso dell'Acquacheta sino a San Benedetto in Alpe. Una pausa è quella che ci vuole prima di mettersi su cotanta roba.

Gnam, gnam!!!

Mettiamo protezioni e quant'altro e via... si parte subito in bosco, ma dopo un breve tratto ci appaiono davanti a noi le Balze di Cornacchiaia in tutto il loro splendore. Un balcone in arenaria bellissimo. Uno dei tratti di sentiero più belli da fare in assoluto sul nostro appennino!

Lungo le balze

Live slalomeggis tra i massi

Marco on the rocks

Si vola!

Le Balze di Cornacchiaia e il Monte Lavane sulla sx

Questo tratto è favoloso. Panorami che si distendono sul fosso dell'Acquacheta e più in là verso il gruppo del Falterona. 
Scendiamo verso i prati sopra il Briganzone. Ad un certo punto mi giro, chiedo se tutto è ok e parto, ma....sbamm!!! Cado (da cretino) malamente contro un ginepro. Nell'impatto sento un gran male sull'orechio. Live mi guarda e mi dice che sto perdendo sangue e che mi si è creato un bel taglio profondo (sul trago per chi interessa). Un fazzoletto, una benda e torno subito operativo. Guardo dove mi sono causato il taglio e vedo che il ginepro è stato spalcato con delle cesoie e sono rimasti dei monconi secchi (e molto duri) lunghi 10 cm. Monconi molto pericolosi per chiunque e che fortunatamente sono andati a prendere una zona che non fa molto male, ma che 3 cm sopra o poco sotto sarebbero stati di ben altra fattura. 
Da qui il sentiero corre vicino al fiume e in alcuni punti si nota addirittura il selciato. Facciamo tanta attenzione in quanto la stretta via presenta dei passaggi molto pepati da fare in bici.

Marco nella parte finale del CAI413

Arriviamo alla piana dei Romiti. 
E' sabato ma di persone ce ne sono veramente poche. L'ultima volta che lo percorsi, due anni fa di domenica, fu un carnaio di gente: "merenderos" che pascolavano da San Benedetto sino ai Romiti in pieno stile Papete Beach. Ho sempre detto che mai più di domenica avrei fatto questo sentiero e che se lo avessi fatto, lo avrei fatto o "tra settimana" o al massimo di sabato. E di fatti tutto ciò che andremo a fare da qui in avanti lo faremo incontrando a malapena 6-7 persone.

Palì sulla Piana dei Romiti

Scendiamo e arriviamo alla Cascata piccola che viene dal Lavane.

La Cascata Piccola

Poi dopo una breve risalita siamo davanti a ciò che Dante descrive nella Divina Commedia (Inferno XVI 94-102): la Cascata dell'Acquacheta.

La caduta

Un po di storia

I ragazzi contemplano questa bellissima cascata

Da qui cominciamo il sentiero sul lungofiume del fosso omonimo. Un bel sentiero ben mantenuto, che alterna tratte molto impegnative a tratte piacevolmente scorrevoli. Un must dei sentieri del Parco delle Foreste Casentinesi!

Tratti ostici da affrontare in mtb

Bei flow in mezzo alla vegetazione

Ponti, staccionate, lastricati.... un sentiero con i fiocchi!

Arriviamo così a San Benedetto in Alpe. Siamo molto stanchi ma dobbiamo tornare al Lavane.
"Al Lavane? Al Lavane?? Al Lavane?????? Ancora???? Ma dopo un mazzo del genere torniamo al Lavane?"
Sì, dico a Marco e Live, del resto dobbiamo fare ancora un sentiero, per di più un sentiero nuovo, indi per cui tocca pedalà!
Un paio di birre, un gelato, acqua e via!
Con il coltello tra i denti cominciamo a salire verso il Passo Peschiera.

Si ricomincia!

Incomincia a farsi sentire veramente la fatica, ma fortunatamente la bellezza di questo tratto di strada, se pur asfaltata, ci fa alleviare la pesantezza delle gambe, dello zaino e del morale che cominciava a essere basso.

Tra prati verdi smeraldo

La valle dell'Acquacheta

Nonostante tutto a metà salita comincio ad avere le prime visioni e stranamente vedo una chiave grande almeno 5 metri posta su un menhir di arenaria... Sogno o son desto?

La chiave di casa di un gigante?

Provo a schiacciarla come nel peggior incubo, ma nulla da fare. 

Sarà vera????

Live allora mi da un ceffone e mi dice:
"Dai che si fa tardi!!! Vorrai mica stare tutto il giorno a fare il cretino su quel sasso!!!!".
Così abbasso le orecchie come un cane e mi dirigo dietro di loro zitto zitto. Pedalate su pedalate siamo al Passo della Peschiera finalmente!

Passo della Peschiera

Da qui giriamo nuovamente a sx e con estrema fatica ci ri-dirigiamo verso il Lavane. Le gambe sono dure come dei pezzi di legno, ma nonostante tutto l'ambiente ci rinfranca nuovamente. Certi posti valgono mille volte di più della stanchezza fisica.

Spostare lo sguardo verso l'ambiente circostante è meraviglioso

Finalmente siamo a Pian Porcello, sotto il Monte Lavane. Finalmente siamo in cima!

Pian Porcello

Poco più avanti ci fermiamo alla Capanna del Partigiano, un bel rifugio-bivacco, posto su una piana tra faggi che fanno da ombrello alla struttura.

Capanna del Partigiano

Per ricordare!

Da qui viene il pezzo explò. Non so nè come sia, nè come lo troveremo e nemmeno in che stato è. So qualche informazione da tenere che mi hanno dato al telefono, ma nulla di più.
Così dopo un paio di tentativi nel trovarlo, vedo un sentiero ben battuto e con qualche segnalazione con fettuccia. E' lui! Dico a Marco e a Live di seguirmi e tutt'un tratto ci si apre ciò...

Sulla riva di Poggio Giuliano

Live tra le "seghe" di arenaria

Marco e Live slalomeggiano

Live sulle balze di Poggio Giuliano

Il sentiero è veramente bello! Tratte esposte ma con passaggi fluidi e mai troppo impegnativi. I panorami spaziano dall'Alpe di San Benedetto, alla Giogana e ai Faldi. 
Finito questo tratto però il sentiero si infrasca parecchio e dobbiamo fermarci parecchie volte per non perdere le segnalzioni che a malapena si intravedono. Dai che te ridai, arriviamo ad un campo incolto che lo attraversiamo da parte a parte. Si vede Farfareta. Oramai abbiamo finto il giro!

Live mimetizzato nei prati

Arriviamo così a Farfareta.
Cosa dire del sentiero? La parte alta è strepitosa con le sue tratte esposte da cui è possibile avere un bel quadro d'insieme a livello panoramico delle zone antistanti a Poggio Giuliano, ma poi si perde un pochetto nella parte da metà in giù. Capisco che mancava un sentiero vero e proprio dal lato di Campigno per salire al Lavane, ma a mio avviso, questo sentiero è un tantino forzato con le decine di ri-allaci tra i vari sentieri per comporne alla fine uno unico che sale al Lavane. Forse mi sbaglio io, ma vorrei rivalutarlo quando sarà "finito" (almeno spero) dal  CAI di Faenza. Ad ogni modo consiglio vivamente di fare un giro solo per vedere quelle balze strepitose!
Da Farfareta teniamo la strada asfaltata sino a Marradi. Sono quasi le 18.30 e dobbiamo prendere il treno delle 19.00. Arriviamo in stazione a Marradi, guardo dentro allo zaino cosa dice il GPS ma... è scarico! Maledizione!!! Ho perso tutta la traccia! Poco importa. Marco va al bar della stazione ed esce fuori con 3 birre medie. Un brindisi e all'unisono diciamo "Al giro di oggi!!!".

Si brinda!!!

Alle 19.00 arriva il treno. Saliamo e ci lasciamo accompagnare sino a Fognano. Io e Marco scendiamo, Live prosegue sino a Faenza. Dalla stazione mi lascia anche Marco.
Non sò quanti km avremo fatto (tanti) e nemmeno quanto dislivello (tanto anche quello), sò solo che sono stanco e felice. Due sensazioni che mi appagano.
Arrivo a casa, faccio la doccia e mi curo la ferita sull'orecchio. Ripenso a quel ramo tagliato male e quanto è pericoloso. Penso a tutte le volte che ho fatto trailcare sui sentieri e quanti tagli ho fatto per pulire un sentiero. Penso che c'è gente (poca ahimè) che fa manutenzione ai sentieri che da per scontato taluni interventi, che per altri possono essere deleteri. Penso anche al fatto che ci sia una cultura molto bassa proprio sul verde in genere e sugli interventi atti a mantenere talune piante. Vedo però la volontà di tenere aperto un sentiero da parte di qualche buona anima che si aggira tra i nostri monti, volontà che dovrebbe essere di rigore per chi la montagna la vive anche solo per passione. Del resto mio padre diceva bene che "...il sentiero era così prima e così lo deve essere tutte le volte che lo vorrai venire a fare.". Peccato che però in molti non hanno voglia di fare ciò, come tanti altri invece hanno una bassa sensibilità nel compiere azioni che magari di per se sono sensate ma che possono invece essere deleterie per altri. Magari non interessa nessuno, ma quando siete in giro per sentieri spostate quel ramo che avete scavalcato, tagliate se avete un segaccio quella piante secca che ostruisce il passaggio, pareggiate quel taglio che avete cominciato a fare in modo che non rimanga un moncone sporgente. Sicuramente vi farà perdere un po di tempo, ma vi assicuro che sarà ampiamente ripagato nel vostro animo e chiunque passerà lungo quel sentiero vi dirà grazie.

Attacca panni o cos'altro? :-(


By Teddy