12 luglio 2014

Faldi e Crinali di Gamogna

Due anni fa io e Marco decidiamo di prendere il treno da Fognano per andarci a fare un giro in MTB nelle zone del marradese. Era un pomeriggio di canicola impressionante, l'umidità rasentava il 100% e il caldo risucchiava anche quelle poche energie che avevamo in corpo. Scendiamo dal treno, ci guardiamo attorno e con una voglia di pedalare pari a 0, cominciamo a muoverci in chissà quale posto. Fatto sta che pedalata dopo pedalata, ci viene l'idea di andare a fare un sentiero nuovo che passa da sopra Gamogna: in realtà in vari libri che abbiamo lo sconsigliano quasi a piedi, ma noi, testardi come siamo diciamo di provarlo anche in mtb.
Non so se è più fortuna o testardaggine, ma a volte trovare sentieri come i Crinali di Gamogna, ti danno uno schiaffo non da poco a livello di sensazioni che pochi altri riescono. Dare per scontata una uscita, un incontro o semplicemente un gesto è un male che non andrebbe mai fatto, anche perché dietro di essi si nascondo sempre delle possibilità meravigliose.

Marco è appena atterrato all'aeroporto di Bologna. E' tardi ma mi chiama lo stesso per chiedermi se domani mattina ci sono per farmi un giretto con lui. "Certo che sì!" rispondo io e senza tanto pensarci su decidiamo di fare un paio di sentieri in zona marradese: i Faldi e i Crinali di Gamogna con Monte Gianni finale.
L'indomani Palì è già alle 7.30 puntuale come uno svizzero davanti a casa mia.
Carichiamo le bici e  via verso Marradi. Parcheggiamo alla stazione dei treni del paese natale di Dino Campana e ci avviamo verso la prima salita di giornata, ovvero i Faldi.

Marradi e il fiume Lamone

La giornata è sensazionale e non sembra nemmeno di essere a luglio: ci sono 21° e l'umidità è praticamente inesistente. Una leggera brezza oltremodo ci accarezza mentre saliamo verso Campigno per andare a fare la prima (dura) salita di giornata con il suo divertentissimo single-track a scendere: i Faldi!
Poco prima di staccarci dall'asfaltata che conduce a Campigno/Farfareta, andiamo a fare rifornimento d'acqua vicino al corso del Fosso di Campigno. Il torrente è ancora in forma splendida anche perchè fino a due giorni prima ha piovuto a dirotto.

Fosso di Campigno

Riprendiamo la strada e dopo 100 metri giriamo a dx per un ponte bailey che porta ad una strada bianca.
Un cane comincia a latrare e il suo padrone esce fuori per assicurarsi di cosa stia accadendo.... nulla di nuovo. Altri bikers passano per questa strada che porta ad uno dei punti panoramici più belli della zona.

Marco si intende con il proprietario della casa

Passiamo una sbarra e qui comincia la salita... 3,5 km che vanno a coprire quasi 450 metri di dislivello! Senza tregua! E qui, in questa vallatina, il vento cessa e lascia spazio al sudore che cade copiosa dalle nostre fronti.

Salendo verso i Faldi

La salita è dura, anche se la strada è mantenuta molto bene. Un altra curva e siamo ai Faldi di Sotto.

Le ultime rampe davanti ai Faldi di Sotto

Siamo oramai in cima. Passiamo un capanno, poi una parte leggermente esposta e siamo in cresta. Davanti a noi c'è il Poggio di Valdolsera. Marco pedala tra il brecciolino in un ambiente quasi lunare.

Verso la vetta!

Ci fermiamo. Posiamo le bici e battiamo il "cinque".
Il panorama è strepitoso! Si vede nitidamente tutta la sx idrografica della vallata del Lamone: Giogana, Archetta, Monte Faggeta, Lozzole, Monte Romano, Monte Rontana. La visuale è da urlo. Poi con l'umidità pari a zero le foto sono da cartolina!

Crespino del LAmone e tutto il complesso Giogana - Archetta.


La giornata è davvero galattica. Nonostante siano le 11 e il sole è quasi a picco ci saranno al massimo 24/25°. Si sta davvero bene qua a contemplare la vallata. Ma ora è tempo di scendere.
Giriamo a dx in un'apertura tra la rete che ci porta prima ad un capanno di caccia, poi risalendo per un breve tratto, scendiamo e stando molto attenti giriamo a dx per il CAI 527. La prima parte è molto scassata, poi torna ad addolcirsi.

Comincia la parte a scendere.

Ad un certo punto le segnalazioni CAI girano a dx e dopo un breve tratto in falsopiano, comincia il vero e proprio sentiero dei Faldi. Gradoncini e parti in bosco si susseguono in rapida successione. Poi entriamo in bosco e qui i giochi cominciano a farsi più ostici.



Il sentiero è divertentissimo! Peccato che la sua manutenzione è pessima: a pensare che a Marradi girano diversi bikers, fa rabbia vedere un sentiero lasciato andare così, soprattutto vedendo che le tracce dei pneumatici sono fresche e in abbondanza...
Il sentiero è proprio bello e Marco se lo beve da cima a fondo!

Freeride!!!

Driiin! Driiin! E' il mio cellulare che suona... "Uee ragazzi siete in giro?" E' Gambero! E' appena tornato da una settimana con la sua ragazza  in cui sono andati da Santiago di Compostela sino a Finisterre in bici ed è ansioso di raccontarci il tutto. Ma come facciamo dico io a beccarci?
Gli dico dove siamo e non faccio tempo a mettere giù il telefono, che appena giunti a Biforco ce lo troviamo sul ponte ad aspettarci....

Il grande Gambero!

Evvai! Grandissimo!!! Una birretta e un panino al bar e comincia a parlarci della sua avventura. E' un fiume in piena e noi lo ascoltiamo a orecchie spiegate. Riviviamo in parte il cammino di Santiago che anch'io e Marco facemmo nel 2007. Che esperienza.
Ci alziamo dal bar e ci incamminiamo verso quello che sarà il clou della giornata. Giriamo dopo qualche centinaio di metri verso la strada ce porta al Passo dell'Eremo.

Si incomincia la (ari)salita

Dopo circa un km sulla dx sfiliamo davanti ala badia del Borgo, oramai non più un vero e proprio luogo di culto ma un borghetto restaurato con numerosi "vendesi" accanto ad esso. Il complesso comunque è molto bello e ci fermiamo un po ad osservarlo.

Badia del Borgo


Continuiamo a salire verso il Passo. Io non sto benissimo, ma la strada, se pur di una strada provinciale asfaltata si tratta, è molto bella. La salita non è mai dura e in prossimità di Val della Meta si aprono bellissimi scenari verso Femmina Morta e il Lavane.
Alcune nuvole ci avvisano che oggi il meteo sarà clemente sino a metà pomeriggio e di fatti i primi tuoni cominciano a riecheggiar nella vallata di San Benedetto in Alpe.


Gambero sale verso il Passo dell'Eremo

Arriviamo così ai 921 m del Passo dell'Eremo. Giriamo a sx lungo il CAI 521. Passiamo un cancelletto e spingiamo sino al punto più in alto dei pratoni sopra le Canove di Gamogna. La vista come sempre ripaga da ogni sforzo.

Le Canove di Gamogna

Da qui comincia il sentiero che porta a Gamogna: il sentiero è molto bello e vario. Passa da tratti in sottobosco tra faggi e castagni, sino a tratti aperti con vista sul Cozzo del Diavolo in pieno parco delle foreste casentinesi.



In men che non si dica, siamo davanti al bel complesso dell'eremo di Gamogna. Qui trekker e bikers sono a casa loro e l'ambiente silenzioso e di contemplazione del posto rendono magici questi luoghi.




L'edificio ha subito un notevole restauro soprattutto sotto l'impulso dal 1991 di Don Antonio Samorì. Va ricordato che lo stesso parroco ha restaurato la vicina Trebbana ed ora ha avviato la ricostruzione della chiesa di Lozzole.
Ma ora è tempo di ripartire. Ci riforniamo d'acqua alla vicina fonte e cominciamo ad effettuare la micidiale rampa cementata che porta alla croce.

Gambero si arrampica lungo la cementata.

Teniamo per un tratto la strada bianca quando a sx parte in forte salita uno stradello che in breve ci porta a prendere il CAI 521B sotto il Monte Gamogna.

Monte Gamogna alle spalle dei ragazzi

Poi dopo un piccolo tratto, ci mettiamo la bici in spalla e cominciamo a salire lungo queste pendici davvero fuori dal normale.

Portage!

Fino a chè non ci si apre questo...

Ma dove siamo?

I crinali di Gamogna!
La sola cosa che ci esce fuori dalla bocca è "Incredibile!".
Crinali e crinali di arenaria formano una linea continua per diversi km. Uno spettacolo da rimanere senza fiato come dimostrano Marco e Gambero.

Contemplazione della natura circostante

Il sentiero gira tutto in cresta, con delle pareti verticali così ripide da atterrire anche i trekker. Ma con buon controllo della bici e delle proprie emozioni, una volta addosso le protezioni, ci avviamo su di essi. E l'adrenalina che scorre cavalcando questi dorsali è qualcosa di unico, come di unico sono le immagini che ci portiamo dietro da questo posto...





Siamo in estasi. Non sembra nemmeno di stare sul pianeta terra. Gambero ci ringrazia non so mai quante volte per averlo portato sino qui.
Arriviamo dopo questa enorme "montagna russa" a incrociare  nuovamente il CAI 521 che manteniamo in pratica sino a Valcava, poi dopo una deviazione per non perdere dislivello su un bel flow in sottobosco, riprendiamo la segnalazione CAI sino a Monte Gianni. Qui il panorama è totalmente rivolto verso la vallata tra Popolano e Sant'Adriano.

Popolano visto da Monte Gianni

Da qui riprendiamo a scendere senza interruzioni sino a Marradi in un bel tratto tutto in sottobosco ricco di tratti filanti, radici e qualche saltino naturale.




Il sentiero è divertentissimo e dopo una breve scalinata entriamo sotto un portico e siamo in centro a Marradi.
Evviva!
Che giornata!
Il mio GPS segna 40 km e 1500 m dsl.
Un super giro che non ci resta che festeggiarlo alla nostra maniera!

Prost!

Ci salutiamo con Gambero e a Fognano anche con Marco.

Che giro... wow! I Faldi e i Crinali di Gamogna sono veramente tanta roba e mi viene in mente tutte quelle volte che siamo partiti così, senza tanto chiedere alla giornata ma che poi ci hanno portato ad affrontare luoghi così spettacolari.
Non mi stancherò mai di dire che vicino a casa nostra c'è un mondo tutto da scoprire o meglio da riscoprire. Magari la pigrizia può portare a non farci alzare dal divano o a rimanere sul lettino del mare, ma però sappiate gente che la fatica nel portare una bici sino a pinnacoli come quelli dei Crinali di Gamogna vale davvero il biglietto dello sforzo perchè, diciamoci la verità, conquistare taluni obiettivi richiedono enormi sacrifici, ma portano a risultati davvero superlativi. Come questi...

"La bicicletta siamo noi, che vinciamo lo spazio e il tempo: soli, senza nemmeno il contatto con la terra che le nostre ruote sfiorano appena" - Alfredo Oriani

QUI la traccia del giro.


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