20 luglio 2013

Tra Poggio degli Allocchi e i Porcellecchi

Sabato 15 giugno... Siamo io, Live e Palì che stiamo scendendo dai Faldi (CAI 527). Ad un certo punto, lungo il sentiero, ci si mette di traverso un ragazzo con un motore da enduro. Poco sotto un suo compagno che gli fa cenno dove deve salire per completare "un passaggio" un tantino ostico. Io gli urlo tre, quattro volte per far sì che ci veda, ma nulla. E' così impegnato a girare il motore che nemmeno si preoccupa che ci può essere qualcun'altro dietro di sè. Quando finalmente si gira, vede il mio volto contratto dalla rabbia (già di mio non amo l'enduro) e che gli sbraito di tutto. E mentre sto scendendo di fianco a lui, non so come mi si chiude lo sterzo della bici e cadendo appoggio il braccio sinistro sul sentiero. Una caduta come tante altre, ma che mi procura un male incredibile. Scendo dalla bici, faccio il sentiero per un tot di metri a piedi, poi mi rimetto in bici e provo a vedere se riesco almeno a fare gli ultimi metri in sella e che caparbiamente riesco a chiudere. Arrivati sull'asfalto, andiamo alla stazione e mi dico che magari è solo una contusione al gomito. Una birra per aspettare il treno, un po di ghiaccio sul gomito e via verso casa. Passa un'ora. Ne passano due. Il male persiste. Così mi decido di andare al pronto soccorso di Faenza. Il braccio oramai mi fa un male bestia. Mi chiamano. Una lastra. Capitello radiale rotto in maniera lievemente scomposta, ma non da operare. Sono KO. Lo sono fisicamente e moralmente, anche perchè l'immobilità e l'inedia sono le cose di cui ho maggiormente paura nella vita.

Venerdì 19 luglio... Palì mi chiama per chiedermi se ce la faccio con il braccio e se ho voglia di fare un giretto in mtb. Io gli rispondo di sì e che è già da una settimana che oltre alla riabilitazione (che sta andando molto bene) sono uscito almeno 4 volte in MTB e che non mi pesa anche fare un giro tosto fisicamente, ma che magari tecnicamente sia alla portata del mio povero gomito. Marco dice che va benissimo, a patto che a fine giro ci scappi la birretta finale.

Sabato 20 luglio... Scendiamo di primo mattino con il treno a Crespino del Lamone, un paesino che si trova lungo la strada che porta da Marradi verso il Passo della Colla, valico che congiunge la Romagna al Mugello. Le temperature sono ottimali, ne troppo fresco e nemmeno troppo caldo. Una leggera brezza poi condisce la già ottimale temperatura.

Crespino del Lamone

Le previsioni meteo danno tempo stabile e io dico: "Oggi non mi sono portato nemmeno l'antipioggia. Con un tempo così, chi ci ammazza?".
Decidiamo così di andare a prendere la forestale che conduce agli Ortacci. Una forestale che conosciamo bene, molto dura, ma estremamente bella. Attraversiamo i primi guadi

Guado

Poi la strada comincia ad impennarsi: la strada sale e ridiscende, non salendo mai costantemente per farci guadagnare  quota. Gli strappi sono duri, ma sia l'ombra offerta dalla vegetazione che i panorami che ci si stagliano alle nostre spalle fanno sì che ci dimentichiamo della fatica.

Salendo verso gli Ortacci con alle spalle il complesso dell'Archetta

Siamo lungo il Fosso del Lago e alcuni scorci sono fiabeschi.

Fosso del Lago

La salita è dura e in prossimità della Fonte degli Sposi decidiamo per una piccola sosta.

Break


Fonte degli Sposi

La vegetazione d'un tratto ci abbandona e ci troviamo immersi in un mare di felci. Siamo in prossimità della casa degli Ortacci.

Tra i vecchi pascoli degli Ortacci

Poco più avanti infatti arriviamo ad essa.

Ortacci

Anche qui una breve sosta. Apriamo un cancello e un altro ancora. Una corta ma dura rampa e siamo nuovamente in bosco. I Faggi sono nel loro ambiente e noi come gnomi siamo sotto le loro fronde a rinfrescarci.

Faggeta

Arriviamo così a incrociare lo 00 di crinale. Giriamo a sx e cominciamo a salire lungo il sentiero in direzione di Poggio al Tiglio.

Verso Poggio al Tiglio

Arrivati poco sotto al poggio vediamo un cartello con scritto 20 e indica Villore. Questo è un sentiero che è da tanto che lo volevo fare, anche perchè, guardando carte, cartine, google earth e cavolate varie, mi ha sempre dato l'idea di essere un bel sentiero. Oltremodo ho sempre creduto che fosse bello fluido, anche perchè messo come sono, sarebbe un azzardo ad andare a spingere già dalla prima uscita "vera". E infatti come spesso capita nei nostri giri, nulla di ciò che avevo pensato corrisponde alla realtà. Dopo una prima parte flow, comincia un tratto in puro "Romagna style" con rocce di arenaria ovunque che formano scale naturali e passaggi da saper guidare.

Sentiero 20

Marco slalomeggia tra l'arenaria

Marco è estasiato, io pure, ma il mio braccio sx no. Un altro tratto fluido in mezzo a altissimi castagni selvatici, muretti a secco e pietre che servivano sicuramente da muratura a qualche fabbricato di un tempo che fu. Siamo su uno di quei sentieri che io amo definire unico. 

Castagni selvatici

Ancora un tratto con rocce di arenaria.


Arenaria a profusione

Poi i segnali CAI ci fanno piombare in un gigantesco castagneto. La direzione dei segnali prende la carraia che attraversa esso: io e Marco ci guardiamo sconsolati in quanto sarebbe un peccato perdere dislivello su una carrozzabile così "banale". Invece stando ben attenti ai segnali rosso-bianchi, vediamo che essi girano in prossimità di un pseudo fossato: i ragazzi che lo hanno segnalato hanno addirittura appoggiato dei pezzi di rami di castagno a mò di sponda. Il sentiero è spettacolare, mai banale e nel contesto fiabesco del castagneto. Mi immagino come può essere in autunno. E in tanto Marco vola attraverso questo sentiero che sta già diventando un must tra i migliori sentieri fatti.

Castagni e vecchi muretti a secco

Arenaria e castagni

Quando il castagneto finisce, il sentiero scende in prossimità di un ruscello. Lo guadiamo e poco avanti sento un inconfondibile rumore. E' una cascata. Non immensa (anche perchè poi la foto non rende) ma pur sempre una cascata con una bellissima pozza. Come sempre dove c'è acqua c'è sempre qualcosa di speciale.

Una dolce lingua d'acqua


Poco avanti il sentiero transita vicino a una bellissima casa dove due bambine giocano con estrema spensieratezza. Siamo alla casa di Poggiavari. Due chiacchere con i padroni di casa e via.

Giù da Poggiavari

Il sentiero è spettacolare. Ora siamo tra il bellissimo rio e una lama di arenaria incredibilmente alta. Sono quasi commosso e anche se il braccio fa male, stringo i denti e vado avanti. Un sentiero così fa passare ogni tipo di male. 
Arriviamo così in una piccola borgata. Siamo a Villore. Marco però mi chiama e mi fa cenno di arrestare la mia corsa e di salire ad una casa.

Ospitalità mugellese

Veniamo accolti ospitalmente da una coppia anziana e il loro figlio a bere un goccio di vino. Ci accomodiamo. Due chiacchere. Un brindisi. Gesti semplici che a volte stento ancora a credere che esistano. Salutiamo. Loro ci fanno forza e riprendiamo il giro. Marco è al settimo cielo.

Si riparte!


Arriviamo così nel paese di Villore.
Anni fa feci un giretto in MTB e mi ricordavo che c'erano dei quadri sulle pareti esterne delle case ad addobbarle. Sì avete capito bene: quadri. E anche belli grandi! Chissà se ci saranno ancora.
Fatto stà che sono ancora lì. Tanti. Diversi. Ognuno con la propria storia da raccontare. Storie di vita locale. Vita grama. Vita faticosa. Vita vera.

Villore

Villore

Oramai le sacche idriche sono vuote. Incontriamo una signora e ci facciamo spiegare dove possiamo reperire dell'acqua anche perchè, a parte la Fonte degli Sposi lungo gli Ortacci, non abbiamo incontrato fonti sino a qui. Fortuna vuole che ci indica una fonte lungo uno stradello all'interno di un castagneto. Marco annota dove andare per far rifornimento, anche perchè di fontane pubbliche nemmeno l'ombra e l'unico alimentari è chiuso e apre solo in alcuni giorni (in quanto è gestito da un circolo). Cominciamo così a salire lungo le rampe (dapprima asfaltate) della strada che porta in crinale ai Porcellecchi. Giriamo verso la fonte, rifocilliamo le nostre sacche idriche e ripartiamo. La strada asfaltata si interrompe e comincia la vera e propria strada forestale.

Il Monte

La forestale è meravigliosa, mai troppo dura e se non fosse per l'afa che attanaglia il Mugello, si aprirebbero panorami incredibili!

Salendo verso Passo di Campiglioni

Panorami (offuscati) sul Mugello




La forestale è lunghetta e ad un certo tratto si impenna considerevolmente. La strada non ha più quel fondo ghiaiato, ma è una vera e propria mulattiera.

La mulattiera si inasprisce

Sentiamo ruomori di freni che stridono e vediamo davanti a noi tre ragazzi in bici che si fermano di colpo concedendoci il passo. Sono tre ragazzi moldavi e si fermano a chiaccherare con Marco. Ripartito mi raggiunge e insieme facciamo l'ultimo tratto di strada. Siamo finalmente in cima. Siamo al Passo di Campiglioni. Siamo ai Porcellecchi!

Porcellecchi

Un attimo di sosta, due foto, una sorsata d'acqua e via. Si gira in direzione Passo della Colla. Bisogna arrivare al Poggio degli Allocchi per l'ultimo sentiero di giornata. Ma prima c'è da fare il bel sentiero (ed estenuante) di crinale 00.

Verso Poggio degli Allocchi

Marco mi fa segno che ha fame. Poco male dico io. E ci rifermiamo all'ombra di due faggi.
Odo in lontananza dei tuoni. Sono molto lontani e non mi destano preoccupazione (per il momento). Però a dire il vero cminciano ad addensarsi delle nuvole e il vento si è alzato. Decidiamo di incamminarci. C'è molta strada ancora da fare e voglio evitare "guai".

Un break prima del finimondo

Marco è  molto effervescente e sale imperterrito lungo le rampe del Giogo di Villore.

Verso il Giogo di Villore

Il sentiero è bello, duro ed estremamente sporco: qui purtroppo la manutenzione non la vede da un tot di tempo. Inoltre ci sono canali dovuti al passaggio dei motori da enduro che ti costringono a volte di stare al ciglio del sentiero.
Passiamo in mezzo ad un felceto. Quasi non vedo più Marco. Usciamo fuori che siamo annegati... si vede che senza che ce ne accorgessimo è passato un breve temporale poco prima del nostro passaggio.


Amazzonia?

Booom!!!!!!! Un tuono!!! Booooooommmm!!!! Un'altro!!!! Le nubi cominciano ad addensarsi intorno a noi con il loro colore cupo, classico di un'imminente temporale estivo. I tuoni sono sempre più vicini. In men che non si dica la perturbazione che sentivamo lontano ci ha preso alle spalle. Mi vien da pensare che siamo stati stupidi ad ever lasciato a casa l'antipioggia e di non aver approfittato di un paio di rifugi che erano lungo il sentiero. Ma ora non importa, anche perchè la situazione non è delle migliori.

Il temporale si avvicina minaccioso

Marco pedala a testa bassa. Io seguo. I tuoni si succedono uno dietro l'altro. Lingue di fulmini che stagliano il cielo nero. E' una delle peggiori condizioni che potremmo trovare. Passiamo un capanno, ma è senza tetto! 


Marco corre verso Poggio al Tiglio

Marco dice che è sicuro che più avanti ce ne è un altro. Arriviamo allo spiazzo dove ci dovrebbe essere esso ma... il camino! Cioè, c'è solo il camino e l'intera struttura non c'è più. Merda! Comincia a piovere. Poi l'acqua si trasforma in diluvio. Ora c'è solo una cosa da fare. Correre!!!!! E noi corriamo velocissimi lungo questo sentiero. Non c'è tempo di fare foto, come non ce ne è per voltarsi indietro.
Continuiamo la nostra corsa e di colpo l'acqua molla il suo ritmo frenetico. Siamo vicini a Poggio degli Allocchi. Ci siamo sparati il sentiero di crinale ad una velocità incredibile e abbiamo avuto buona sorte: il temporale vira sul Mugello e ci lascia in pace per l'ultimo sentiero di giornata: il sentiero de Le Fratte (CAI 545).
Qui la pioggia manco è arrivata sul sentiero. Il sottobosco è perfettamente asciutto e il single-track è tutto bello fluido a parte qualche tratto all'interno di un canale di arenaria.

Le Fratte

E' proprio quello che ci voleva come sentiero finale! Arriviamo nei pressi di un capanno da caccia, dove comincia una carrareccia, ma le segnalazioni CAI fanno in modo che si possa uscire da questa carraia in alcuni punti.
Siamo oramai in fondo e cominciamo a vedere Crespino del Lamone.

Verso Crespino

Arriviamo così al primo guado che avevamo fatto al mattino. Dopo 35 km e 1600 metri di dislivello abbiamo concluso anche questo incredibile giro. Ora è il momento del terzo tempo!

Terzo tempo

Andiamo alla stazione, saliamo in treno e la mente già va al giro di oggi: Ortacci, il sentiero che arriva a Villore, l'ospitalità della gente, Villore, la salita che porta ai Porcellecchi, il sentiero di crinale, il temporale, il sentiero delle Fratte. Che giornata! 

Il ritorno in treno

Scendiamo a casa. Marco mi saluta. Io idem. Fine, anche per oggi è andata.
Domenica 21 luglio... ho il braccio che mi fa male. Del resto avere taluni muscoli fermi da un mese e non muoverli, dopo una giornata del genere sfido chiunque a vedere a chi non gli facesse male. La frattura si è ricomposta. Il braccio lavora bene sia in estensione che in flessione (mi manca qualche grado e poi sono a posto). La supinazione ancora mi duole, ma nulla di che da preoccuparsi. In un mese sono quasi ristabilito. Lunedì ancora fisio e poi chissà se torno già a lavorare. 
La voglia di tornare a fare quello che facevo ha fatto sì che mi rimettessi ben presto in bici. La poca voglia di starmene alla finestra a fatto sì di stringere i denti e cominciare a riabilitare, anche se pur duramente, un arto che era fratturato. La forza di volontà è un gran dono. Ed è la stessa che mi fa stringere i denti lungo le rampe che incontro nelle uscite. La stessa che mi fa proseguire con la bici in spalla. La stessa che non mi fa demordere dopo N-mila metri di dislivello. E a cosa serve mi direte voi. A conoserci meglio, perchè alla fine realmente diamo il 50% di noi stessi nella vita, quando invece abbiamo un motore che può spingersi ben più in là. A far sì che mentalmente possiamo svalicare qualsiasi difficoltà, così sulla bici e così nella vita. E alla fine, dopo tutto quel che farete con la forza di volontà, il premio lo troverete sempre e comunque. Piccolo o grande che sia non importa. Sarete voi a trovarlo e si mostrerà sempre in ogni attimo che vivrete regalandovi il vero valore delle cose

La vita in ogni suo colore

Qui trovate la traccia GPS: http://it.wikiloc.com/wikiloc/view.do?id=4881973

By Teddy

2 commenti:

  1. bellissimo giro,vi faccioi miei complimenti,anche io ho da poco una mtb e quello che vi vedo descrivere è proprio ciò che spero di fare!...colgo l'occasione per chiedervi scusa da parte di tutti gli enduristi che non vedete di buon occhio,ma credetemi non siamo tutti dei delinquenti distruttori di sentieri è solo un altro modo di vivere quei bellissimi ambienti

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    1. Ciao Antonio e grazie! Assolutamente non ce l'abbiamo con tutti gli enduristi o l'enduro in genere, ma con chi sapendo di arrecare un danno se ne frega. Siamo per rendere la sentieristica per tutti e non esclusiva. Ma siamo anche dell'idea che bisogna affrontarla solo se le condizioni lo permettono. Uscire in inverno su sentieri come quello descritto con le MTB già crea quache problema, figuriamoci con un mezzo motorizzato.

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